46°39'50.594"N 6°20'01.030"E - 1'113.2 m
Vi trovate su uno spiazzale, soprannominato " Belvedere" sulla collina di l'Aouille che culmina a 1147 metri d'altezza.
Poi, continuando la vostra passeggiata potete ritornare indietro e arrivare a La Sagne-Vuagnard, dove troverete i pannelli numeri 13 e 14, oppure continuare la vostra ascensione e arrivare sui pascoli di L'Aouille, proprietà del comune di Le Pont. Dopo l'omonimo chalet, una variante vi permette di scendere sul Mont-du-Lac, con splendida vista sul lago di Joux. Con un'altra, potete continuare un grande percorso che arriva a Sagne-Vuagnard e in seguito ritornare a Le Pont. Per adesso, vi invitiamo a scoprire il magnifico paesaggio che avete sotto gi cocchi.
*Il Belvedere era un eccellente posto di osservazione per l'esercito svizzero nel periodo della mobilizzazione 1939-1945. Allora, molti soldati alloggiavano a Le Pont, negli hôtel lasciati vuoti dai turisti, che accoglievano volentieri questa nuova clientela.
Nel 1489, due famiglie vivevano a la Charbonnière. Mezzo secolo dopo i discendenti emigrano a Pras German o Champ du Port, futuro territorio di Le Pont. Nel 1524 l'abate del monastero concede a loro dei terreni. Una prima casa fu edificata prima del 1549. Nel 1600, ce ne sono otto. Queste case erano soprannominate "Petites Charbonnières" nome del villaggio, poi diventato quello attuale Le Pont.
Il nome deriva dal ponte costruito sul canale della Goille, che collega il lago di Joux a quello di Brenet, esistente già dal tempo degli abati, prima del 1536. Di la passava la strada che arrivava nel comune di Le Lieu. Un'altra collega les Charbonnièere a Mouthe, nella vicina Francia, che nel passato serviva anche il trasporto del sale proveniente da Salins.
In seguito le case sono state edificate sul lungolago a forma di un golfo, che delimita le due estremità del villaggio, vicino a delle sorgenti d'acqua potabile che alimentavano le fontane del villaggio.
Furono costruite sia in modo parallelo, sia in modo perpendicolare, collegate tra loro con dei vicoli senza uscita ma che escono sistematicamente sulla via principale. L'economia del villaggio si basava in gran parte sur l'allevamento di bestiame, dell'industria casearia e di qualche artigiano tipo fabbro.
Le Pont può essere definito un villaggio a struttura unica, con le case situate su un solo lato della strada.
L'avvento della ferrovia con la linea Le Pont-Vallorbe, più le attività legate all'industria del ghiaccio, contribuiscono allo sviluppo dell'industria turistica della regione e necessitano nuove strutture come hôtel, pensioni, negozi e nuova chiesa. La costruzione di una seconda strada sopraelevata con il fondo in cubetti e tre spianate, danno un altro aspetto del villaggio.
È in quell'epoca, che diventa un vero luogo di villeggiatura. Nuove case s'inseriscono nell'antica struttura, densificando quello già esistente. Con il venir meno dell'agricoltura, i casolari sono trasformati. Gran parte, é destinata all'accoglienza dei turisti, con passatempi sportivi e negozi, che mettono gli equipaggiamenti necessari a disposizione.
Fra queste nuove costruzioni, tre edifici sono i più importanti: il Grand Hôtel del lago di Joux, inaugurato nel 1901, la nuova chiesa protestante inaugurata nel 1900 e la villa Bunau-Varilla, soprannominata anche Maniero Haute-Roche o villa della Montagna, edificata nel 1912-1914 dall'ingegnere M. F. Hennebique.
A monte, in parallelo al villaggio, si profila il paino di una nuova strada che permette l'accesso alla "Pension Mon Désir" e alla nuova fabbrica "La Lustrerie". Bisogna ricordare che nel 1889, la Società di Navigazione del lago di Joux aveva messo in servizio un nuovo battello, il già citato e famoso Caprice, il primo della serie.
(**Questa è una piccola traduzione, ripresa dalla poesia originale del signor Gaillard, che non ha la pretesa di essere bella come il testo originale
ma è fatta solo per rendere una piccola idea:)
ALLA VALLE
Quando il sole splende sulla pianura e fa maturare il grano,
è bello trovarsi sulle montagne e respirare l'aria fresca piena di odori.
È bello correre sulle tue alture o Valle, un vero tappeto di fiori, una grande tovaglia stellata,
di passeggiare nei tuoi tanti sentieri, rocciosi ma pieni di fiori.
Dopo aver scalato, partendo da uno dei tuoi villaggi, un sentiero che si ferma tutti i pascoli,
è delizioso bere del latte caldo e assaporarne la crema in un vecchio chalet.
Seduti su qualche belvedere, lo sguardo spazia all'infinito,
sulle montagne ghiacciate che si stagliano all'orizzonte, sulle acque azzurre del Lemano e sul verde dell'erba.
Si possono contare gli chalet, i placidi greggi che pascolano, le foreste che mormorano.
E senza sapere come ci addormentiamo, con gli occhi al cielo e in un sogno beato.
Il risveglio è dolce, si ritorna candidamente giovani
e questo vi dilata il cuore come un vino generoso. Speriamo, amiamo, cantiamo e siamo felici.
La tua bellezza silenziosa è grande o Valle, asilo di calma dove amo venire a passare il tempo.
Sei fatta di grandezza, semplicità, pace, chiarezza.
Amo il chiaro specchio dell'acqua del tuo lago, che il venticello dei monti increspa.
Amo le tue torri, i tuoi ateliers, il tuo popolo laborioso e ospitale.
E quando scende la notte o spunta il mattino, guardandoti mi sembra di essere in un sogno,
che per un attimo mi fa dimenticare, l'esistenza febbrile e il tempo che passa.
A. GAILLARD
Con il piano generale del catasto, datato 1814, si può capire meglio lo sviluppo del villaggio. Una
volta esaurito lo spazio sul lungolago, le case furono costruite in quello dietro
A metà del XX secolo con il calo dell'attività turistica, c'è una nuova orientazione del caseggiato, caratterizzato da nuove costruzioni di case familiari, per abitarci in permanenza e residenza secondarie.
Questo nuovo sviluppo si realizza su due assi, estensione fino alla stazione della strada della "Petite Corniche", oppure sul lungolago a lato della strada cantonale, in direzione del villaggio dell'Abbaye.
Si nota bene l'insieme del villaggio con i casolari agricoli con tetti imponenti, edificati seguendo la posizione che costeggia la baia.
Grazie alla sua situazione, riparato dalla Dent du Vaulion e della sua orientazione, il villaggio molto soleggiato e con un panorama unico, è definito "Le Montreux du Jura" oppure il "Saint Tropez della Valle di Joux".
Secondo un testo originale dell'architetto Marianne Fornet.